Tre caratteristiche accomunano le scuole di ogni grado ed ordine, sin dalla scuola dell’infanzia:

  • Consegnare il patrimonio culturale che ci viene dal passato perché non vada disperso e possa essere messo a frutto;
  • Preparare al futuro introducendo i bambini alla vita adulta, fornendo loro quelle competenze indispensabili per essere protagonisti all’interno del contesto sociale in cui viviamo;
  • Accompagnare il percorso di formazione personale che ogni bambino compie, sostenendo la sua ricerca di senso e il faticoso processo di costruzione della propria personalità.

A queste tre missioni riteniamo importante aggiungere anche i quattro pilastri dell’educazione che orientano in modo forte i compiti della scuola, contenuti nel quarto capitolo del Rapporto Delors dell’Unesco del 1996:

  • “imparare a conoscere”
    (apprendimento delle modalità per apprendere sempre cose nuove: apprendere ad apprendere);
  • “imparare a fare”
    (sviluppo della competenza, necessaria per affrontare situazioni nuove e per lavorare con gli altri);
  • “imparare a vivere insieme”
    (comprendere gli altri, imparare a realizzare progetti comuni, realizzare l’interdipendenza positiva);
  • “imparare ad essere”
    (la scuola viene intesa come ambiente significativo per la vita, non luogo di mera preparazione al futuro sbocco professionale).

“Il principale problema è quello dell’orientamento valoriale o del senso complessivo da attribuire all’azione educativa e didattica. Come si è visto, il Rapporto curato per l’UNESCO da Delors, allarga i compiti della scuola dalla loro focalizzazione sulla dimensione cognitiva dell’apprendimento, all’assunzione di altri significati riguardanti la persona chiamata a realizzare se stessa e la convivenza civile, in vivere con gli altri” […] Alla visione funzionalista si contrappone una visione antropocentrica: soprattutto nei cicli iniziali dell’istruzione prevale un’ attenzione all’integralità, all’unitarietà della persona. “Imparare ad apprendere” è uno dei valori guida, ma altrettanto lo sono “imparare a vivere” e “imparare a convivere”. E. Morin, nel libro “La testa ben fatta” scrive: “Come affermava ottimamente Durkheim, l’oggetto dell’educazione non è dare all’allievo una quantità sempre maggiore di conoscenze, ma è “costruire in lui uno stato interiore profondo, una sorta di polarità dell’anima che l’orienti in un senso definito, non solamente durante l’infanzia, ma per tutta la vita”. (pag.29-30-31 “La buona scuola” di Italo Fiorin)

Una buona scuola è quella che sa cogliere, dal susseguirsi delle riforme, elementi di sfida per far sì che si realizzi come “una comunità, nella quale la centralità è data dalle relazioni tra le persone, non dalla funzionalità dei ruoli”. E proprio la qualità della relazione tra le persone farà sì che la scuola diventi “luogo di istruzione e formazione” e attraverso questo, “luogo di umanizzazione, di cittadinanza, di impegno di una realtà che … ci sta a cuore”.

La nostra scuola intende configurarsi come una comunità educante formata da bambini, genitori, insegnanti e personale, in cui ogni persona è pienamente accolta, riconosciuta, sostenuta nel suo processo di crescita. È luogo di benessere nel quale non si trasmettono solo conoscenze e abilità, ma si apprendono anche “gli alfabeti del vivere e del convivere”.

La nostra scuola assicura la sua presenza sul territorio attraverso il dialogo, la collaborazione e l’attività con le altre scuola (statali e non), con gli enti locali, con le diverse agenzie culturali e sociali. È una scuola promossa dalla comunità parrocchiale, come luogo di formazione umana e cristiana per i propri bambini e offre a tutte le famiglie un inserimento pieno e dinamico nella vita e nella tradizione del territorio.

Pertanto la nostra scuola si propone di aiutare ciascun bambino ad apprendere nel benessere.

A questo link è possibile scaricare il PIANO TRIENNALE OFFERTA FORMATIVA 2019-2022.